BOMBA ANTIFASCISTA FERITO GRAVEMENTE POLIZIOTTO

LA NAZIONE Firenze, 2 gennaio 2017 - Proseguono senza sosta le indagini da parte della polizia per dare un volto all'autore o agli autori dell'attentato dinamitardo avvenuto ieri mattina a Firenze e nel quale un artificiere della polizia ha perso un occhio e la mano sinistra dopo che l'ordigno che stava analizzando è esploso. Ieri pomeriggio ci sono state decine di perquisizioni nell'ambiente dell'area anarchica da parte degli uomini della Digos.

Al momento l'unica ipotesi di reato è tentato omicidio. Questo non esclude che nei prossimi giorni possano aggiungersi ulteriori reati. Secondo quanto appreso il procuratore Giuseppe Creazzo e il sostituto Beatrice Giunti stanno aspettando una prima analisi sul tipo di esplosivo usato dagli attentatori. Nel pomeriggio dovrebbe arrivare anche un'informativa della digos che nella giornata di ieri ha effettuato una decisa di perquisizioni, sia a Firenze sia in altre province.

Quanto all'agente ferito permangono 'stabili le condizioni' del sovrintendente di polizia'. In una nota i sanitari del policlinico universitario di Careggi informano che 'il paziente è ricoverato nella terapia intensiva del Cto, ed e' sedato come normalmente avviene a seguito di interventi chirurgici. La prognosi rimane riservata per il completamento delle attivita' diagnostiche successive agli interventi eseguiti e al relativo percorso assistenziale. Ieri e' stato operato per gravi lesioni da scoppio alla mano sinistra e all'occhio destro per il quale non e' ancora possibile valutare una eventuale funzionalita''.

Per l'esplosione del pacco-bomba, piazzato nella saracinesca di una libreria che fa riferimento al movimento Casapound, anche questa mattina sono proseguiti alcuni rilievi, tra cui la ricerca di altre telecamere, utili alle indagini. Nel frattempo anche il Sap, attraverso il segretario provinciale, Antonio Baldo, fa sapere in una nota che 'qualunque sia la matrice' il pacco bomba esploso ieri 'ha dimostrato che veleno lo sparge chi mette bombe e ferisce gravemente, un servitore dello Stato, un poliziotto'. 'Adesso prosegue Baldo nella nota - e' il momento che tutti gli italiani, tutte le istituzioni e tutti i partiti politici esprimano una posizione ferma per i fatti accaduti a Firenze e una totale fratellanza al poliziotto ferito e a tutti gli appartenenti delle forze dell'ordine. A noi non fa paura fare i poliziotti - conclude - ci fa paura l'indifferenza'


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Roma, 2 gen – Ha scatenato molte reazioni indignate l’attentato contro la libreria “Il Bargello”, a Firenze, che è costato un occhio e una mano a un artificiere accorso a disinnescare la bomba. Il fatto che ad essere colpito sia stato un uomo delle forze di polizia ha suscitato commenti che non avremmo mai letto se a essere mutilato, o anche ucciso, fosse stato “solo” un militante di CasaPound. C’è, tuttavia, qualcosa che colpisce nelle parole di condanna del gesto che abbiamo letto. È, in particolare, l’assenza di due paroline. La prima è “antifascismo”. La bomba non ha avuto rivendicazioni, ma gli inquirenti sembrano confermare quella che è anche una verità intuitiva: il movente è politico. Cioè? Sui giornali rimbalzano le solite formule di rito: “pista anarchica”, “ambienti antagonisti”. Il che vuol dire tutto e niente.

Eppure il quadro è chiaro: si tratta di un attentato antifascista, preparato con metodo antifascista, da parte di gente che si qualifica come antifascista, per motivazioni che sono antifasciste. Ovviamente la cosa può dispiacere a chi si dichiara antifascista ma le bombe non si sogna di metterle, ma vale lo stesso discorso che viene fatto per l’Isis: non si può censurare la matrice islamica solo perché milioni di musulmani non farebbero male a una mosca. Finché non si avrà il coraggio di nominare la realtà per quello che è, questo ambiente eversivo avrà piena legittimità.

La seconda parolina sfuggita ai commentatori è “CasaPound”. Che, in questa storia, viene incredibilmente citata solo come riferimento logistico, come se la bomba fosse stata “presso” CasaPound e non “contro” di essa. Come se CasaPound non fosse l’obbiettivo di questo attacco, come se non fosse a Cpi che i terroristi volevano fare male, politicamente e magari fisicamente. Certo, la dinamica è tale per cui si era criminalmente messa in conto l’eventualità di colpire in modo indiscriminato: un passante (erano le 5 di mattina, ma era pur sempre capodanno…) o, appunto, un uomo delle forze dell’ordine, ma come effetti collaterali di un’azione che aveva CasaPound nel mirino.

Ora, di fronte a questa evidenza, ognuno può ovviamente scegliere di restarsene in un silenzio prudente. Aprire bocca per commentare e limitarsi alla (pur doverosa) solidarietà all’agente è invece un atto moralmente peggiore dell’aver messo la bomba stessa, perché ribadisce, in modo ipocrita e obliquo, quella stessa delegittimazione che i bombaroli volevano portare avanti con la violenza. Di fronte alla pavidità di chi non riesce a nominare CasaPound nemmeno in una circostanza del genere, chi vorrebbe cancellarla non solo dalle dichiarazioni, ma anche dalla faccia della terra, deve sentirsi ben confortato. Il messaggio è chiaro: CasaPound è un obbiettivo legittimo, le forze dell’ordine no. A chi ha colpito si chiede solo di aggiustare il tiro. Magari la prossima volta li faranno contenti.

Adriano Scianca


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