Uccise la madre a colpi di piccozza. 'Sono cambiato, fatemi uscire...'

Lettere di Jader Grida dalla struttura 'Rems' di Volterra dove è ancora rinchiuso
3 min Lucca, 3 febbraio 2017 - «RIDATEMI la libertà». Lo scrive Jader Grida, oggi 48enne, il geologo lucchese che l’11 dicembre 1999 nell’abitazione di via delle Tagliate a San Concordio uccise a colpi di piccozza e di coltello la madre Giovanna Giorgetti, infermiera di 58 anni. Un delitto agghiacciante che sconvolse Lucca. Da allora sono trascorsi 17 anni e Jader è sempre rinchiuso in una struttura psichiatrica. Da qualche tempo è stato trasferito alla «Rems» di Volterra, acronimo di «Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza», una struttura moderna aperta nel dicembre 2015. Blindata e sicura. Ma che va stretta a Jader Grida.

HA INFATTI inviato alcune lettere al suo avvocato lucchese perché lo aiuti: «Voglio uscire di qui, è un’ingiustizia, un sequestro di... libertà. Non sono pericoloso – è l’appello accorato – le persone cambiano... Non ho intenzione di dare problemi a nessuno. Avvocato devi aiutarmi ad uscire dalla Rems». Jader ha preso carta e penna e ha scritto anche al magistrato di sorveglianza di Pisa e alla procura di Lucca, insistendo perché il suo caso venga valutato di nuovo e venga quindi rivista la misura di sicurezza alla quale è sottoposto. Vuole tornare in libertà.

NELLA REMS di Volterra, passa il tempo a disegnare, dipingere e risolvere quiz enigmistici. La passione per l’arte l’ha riscoperta fin dal 2010 quando era rinchiuso nell’ospedale psichiatrico giudiziario di Napoli, dove fu anche intervistato da Salvatore Sparavigna per un interessante documentario (disponibile sul web) sull’espressione artistica come terapia e sul limite tra arte e follia.

MA PUO’ considerarsi guarito o comunque non più socialmente pericoloso? Il delitto di cui Jader si macchiò nel 1999 è ancora indelebile nella mente dei lucchesi, anche per le modalità da brivido. Dopo aver massacrato la madre, se ne andò in un’agenzia viaggi per prenotare un viaggio alle isole Samoa, quindi a cena al ristorante cinese e infine a dormire in un hotel vicino alla stazione ferroviaria di Lucca. Fu la polizia a svegliarlo il mattino seguente, facendo irruzione in camera. Jader fu condannato a 10 anni di internamento dalla Corte d’Assise di Lucca, in seguito alla perizia psichiatrica che lo riteneva inadatto al carcere, perché malato di schizofrenia. «E’ stata la mia mano, non la mia mente a fare questo...», commentò sereno.

LA PENA fu poi prolungata ulteriormente, in seguito alle valutazioni negative degli psichiatri e anche ad un suo tentativo di evasione dall’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino. Fu protagonista di un’altra evasione nella primavera 2014 mentre era sottoposto alla semplice libertà vigilata, in una comunità terapeutica romagnola. Nuova condanna a due anni e nuovo internamento nell’opg di Montelupo Fiorentino. Poi il trasferimento nella Rems di Volterra. E ora il disperato appello.

LA NAZIONE Lucca

Estratto da www.noitoscani.it/post.asp?id=54779
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