NON E''UN'ESERCITAZIONE

No, questa non è un’esercitazione. Non è un esercitazione lo spread che sfonda quota 300, sebbene il ministro Paolo Savona, bontà sua, si aspettava pure di peggio. Non lo è, perché il peggio deve ancora venire, con la presentazione del Documento Programmatico di Bilancio in Europa, il 15 di ottobre, documento in cui dovranno essere inserite tutte le cifre, in cui si dovranno indicare tutte le coperture di cui oggi non c’è ancora traccia, mentre Salvini riapre il tavolo sulla pace fiscale, chiedendo di alzare l'asticella da 100mila a 500mila euro. Non lo è, perché subito dopo ci saranno le valutazioni delle agenzie di rating sul debito sovrano italiano, col più che probabile declassamento dei nostri titoli di stato, e un altrettanto più che probabile impennata dello spread. Non lo è perché, come spiega bene il Sole24Ore, c’è una linea Maginot a quota 400, attorno alla quale alcune banche italiane saranno chiamate a ricostituire il loro capitale. Non lo è, perché più ci si avvicina a quella soglia, più i fondi speculativi sentono l’odore del sangue.

Non è un’esercitazione, no. In guerra col mondo ci stiamo andando sul serio. E forse dovremmo davvero chiederci se ne vale la pena, mettere a rischio il nostro prossimo futuro, per dare 16 miliardi di euro ai pensionati, per un condono fiscale, per cambiare nome a sussidi che già esistevano. Se è questo il nome che diamo alla sovranità. Se siamo davvero così rivoluzionari da mettere a repentaglio il futuro del nostro Paese, a considerare l’ipotesi di una ristrutturazione del debito che farebbe strame della nostra sanità, del nostro sistema assistenziale per il capriccio anti-mercatista di una banda di dilettanti cresciuti a pane e letteratura complottista. Se siamo disposti al salto nel buio del ritorno traumatico alla Lira, all’iper-inflazione, a bollette telefoniche da 9 euro al mese che costano tre, quattro volte tanto dalla sera alla mattina, a fronte di stipendi che valgono tre, quattro volte meno.

Non è un’esercitazione, e non è nemmeno questione di coraggio, o di orgoglio, questa. È autolesionismo puro. Perché a differenza di quanto accadde nel 2011, non c'è nessuna manovra contro l'Italia: questa volta siamo noi che abbiamo deciso, col voto e col consenso che tributiamo a chi ci guida, di buttarci giù dal dirupo, come i lemming. Perché ci stiamo andando guidati da un’armata Brancaleone che in due mesi non è riuscita nemmeno a decidere come ricostruire un ponte crollato a Genova, che vive la sua storia politica nella costante ricerca di un capro espiatorio, sia esso Autostrade, Repubblica, Soros, e mai nella ricerca della soluzione, che fa del tanto peggio, tanto meglio, la sua filosofia. E che sta scommettendo il nostro futuro sull’autodistruzione dell’Europa, su un cambio di regime del tutto aleatorio, peraltro, visto che buona parte dei cosiddetti sovranisti sono i più ligi guardiani dell’austerità e del pareggio di bilancio che possiate immaginare.

Non è un’esercitazione e dovete ficcarvelo bene in testa. Perché se sognavate la terra del latte e del miele, un futuro di pensioni a sessant’anni e di sussidi a pioggia, sappiate che prima si passa dall’apocalisse, ché tutte le guerre hanno il loro prezzo da pagare, anche quelle finanziarie, e che non c’è nessuno stellone italico che può impedirci di fare la fine dell’Argentina. Sappiate che qualcuno potrebbe maledirvi, maledirci tutti, in un futuro nemmeno troppo lontano. E che la nostra buona fede, la nostra rabbia, la nostra frustrazione, la nostra ignoranza non saranno attenuanti. Basta saperlo.

Di Francesco Cancellato

Da https://www.linkiesta.it/it/article/2018/10/09/questa-non-e-unesercitazione-stiamo-davvero-facendo-crollare-litalia/39694/

Estratto da www.noitoscani.it/post.asp?id=58889
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