Su Rai3 in prima serata il Film sulle Foibe

Venerdì 8 febbraio gli italiani, in prima serata, su RAI3 potranno vedere il film Red Land “Rosso Istria”.

Il film che ha subito un feroce ostruzionismo, racconta la tragedia delle foibe attraverso la drammatica vicenda della giovane studentessa Norma Cossetto violentata e uccisa (il Presidente Carlo Azeglio Ciampi le ha attribuito la Medaglia d’oro al Merito Civile), l’esodo di 350.000 italiani e la persecuzione attuata dai partigiani comunisti di Tito.
La vicenda delle Foibe rappresenta una triste pagina di storia italiana, dimenticata per troppi anni, e finalmente portata alla luce con l’istituzione di una giornata commemorativa il 10 febbraio, votata dal parlamento italiano nel 2004 su proposta dell’On. Roberto Menia e quest’anno il Presidente della Repubblica Mattarella ha promosso al Quirinale le commemorazioni ufficiali del Giorno del Ricordo.
Vedendo il film Rosso Istria c’è da restare sconvolti per la ferocia con cui agivano i titini contro gli italiani solo perché italiani.
Le foibe sono cavità carsiche di origine naturale con un ingresso a strapiombo.
È in quelle voragini dell’Istria che, fra il 1943 e il 1947, sono stati gettati 10.000 italiani che venivano legati l’un l’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi e messi sugli argini delle foibe.
Quindi si apriva il fuoco a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell’abisso, morti o feriti, trascinavano con sé gli altri sventurati, condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri dei loro compagni tra sofferenze inimmaginabili.
Le prime ondate di violenza esplodono dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943: in Istria e in Dalmazia i partigiani slavi si vendicano contro tutti gli italiani non comunisti.
La violenza aumenta nella primavera del 1945, quando la Jugoslavia occupa Trieste, Gorizia e l’Istria e le truppe del Maresciallo Tito si scatenano.
A cadere dentro le foibe ci sono fascisti, cattolici, liberaldemocratici, socialisti, uomini di chiesa.
È una carneficina che testimonia l’odio politico-ideologico e la pulizia etnica voluta da Tito per eliminare dalla futura Jugoslavia i non comunisti.
La persecuzione prosegue fino alla primavera del 1947, fino a quando viene fissato il confine fra l’Italia e la Jugoslavia.
Ma il dramma degli istriani e dei dalmati non finisce.
Nel febbraio del 1947 l’Italia ratifica il trattato di pace che pone fine alla Seconda guerra mondiale: l’Istria e la Dalmazia vengono cedute alla Jugoslavia.
Da quel momento 350.000 italiani si trasformano in esuli.
Scappano dal terrore, non hanno nulla, sono bocche da sfamare che non trovano in Italia un’accoglienza decente.
La sinistra italiana ovviamente li ignora: nessuna solidarietà per chi fugge dalla Jugoslavia, un paese comunista alleato dell’URSS.
La vicinanza ideologica con Tito è la ragione per cui il PCI non affronta il dramma degli infoibati e degli esuli.
Ma non è solo il PCI, anche la classe dirigente democristiana considerava in quell’epoca i profughi cittadini di serie B.
Tutta questa tragica storia sanguinosa viene finalmente alla luce solo all’inizio di questo secolo con drammatiche testimonianze.
È quel sangue innocente versato in un’epoca di odio e di rancore è giusto che sia consacrato alla verità. L’Italia reclama la sua storia, tutta.



Estratto da www.noitoscani.it/post.asp?id=59110
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