Auschwitz-Birkenau

Pensieri nuovi mi si sono materializzati improvvisamente nella mente quando oggi ero sul minibus che mi portava da Cracovia ad Auschwitz-Birkenau.
Un viaggio un po''per lavoro ed un po''per la voglia di vedere, sapere, conoscere con la segreta speranza di non finire in una “Disneyland storica”.
Dicevo dei miei pensieri perché dopo quasi un'ora e mezzo di viaggio, seduto, comodo, aria condizionata e Pink Floyd come sottofondo, ero già stanco... ed i primi segni di insofferenza venivano fuori; poi mi sono detto: in fin dei conti è solo un viaggio ! Già solo un viaggio... ma quei milioni di deportati – nella stragrande maggioranza ebrei – uomini, donne, bambini e vecchi, poveri e ricchi per loro il viaggio era in un carro ferroviario piombato, estate ed inverno che poteva durare anche cinque giorni senza acqua né cibo né soste agli autogrill per la pipì, infatti spessissimo arrivavano carri pieni di cadaveri.. poi loro che scendevano dai carri, chi ce la faceva, con i mitra alle spalle ed i cani che li mordevano. Il rito della conta e della separazione delle famiglie. Ed io mi lamentavo. Lì su quel minibus Mercedes con il sedile troppo piccolo.

Già l'arrivo, quindi, non è stato per me dei più felici. Poi con la guida, italiana, il giro dell'orrore. Insieme a gente che si faceva sorridente i selfie con il carro piombato o davanti alla maxifoto di bambini ebrei che vengono scortati nelle baracche o mentre vengono separati dalla madre. Anche questo è un orrore.

Come tutti, credo, avevo in mente altre cose forse assimiliate e digerite per i tanti film che ci hanno sempre fatto vedere una realtà intiepidita ed intorpidita a volte addirittura quasi romantica dei lager. Una realtà che comunque, nel migliore dei casi anche se fedele all'orrore, non ti raggiunge dentro fino in fondo. Forse ci rifiutiamo di credere, di capire, vai a sapere....

Però passare attraverso quelle baracche, quelle camere a gas della morte, quei forni, quei magazzini delle cose superstiti ti fa vedere e toccare qualcosa che forse non volevi conoscere. Né vedere né tanto meno capire. Semplicemente inconsapevolmente la negavi.

Vedere 7 tonnellate di capelli delle donne trucidate che dovevano partire per Berlino per farne stoffe (ultima 'partita' che non è stata inviata perché il campo è stato liberato dai russi); 700mila scarpe di bambini piccoli, e montagne di oggetti personali e di vita comune che i deportati si erano portati dietro convinti di essere trasferiti in un altro luogo e le foto, decine di foto appese ai muri fatte da un SS con la passione della fotografia che ti portano ad una realtà inimmaginabile....

E allora ti fermi e pensi.

No. Io non sono un animale della loro specie. Noi tutti umani non apparteniamo a quella specie.
No! No! No!

E invece si.... sono come noi. Erano come noi, con “il male profondo” nascosto chissà dove nelle loro e nostre teste e cuori.

E mi vergogno.

Estratto da www.noitoscani.it/post.asp?id=59551
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