Pazienti e parenti al pronto soccorso

Mi sono trovata, purtroppo, a frequentare il P.S. del San Luca, certamente quando il divieto di accompagnare i pazienti non esisteva, perché mi hanno fatta entrare. Come me c’erano altri parenti. Per onor di cronaca devo dire che il personale sanitario si è sempre dimostrato disponibile ed attento. Indaffaratissimo anche e ciò mi ha fatto dedurre che ci fosse mancanza di personale. Sempre per onor di cronaca devo invece dire che molti dei parenti presenti, personalmente li avrei buttati fuori a pedate. Un gruppetto parlava con un tono di voce che nemmeno al mercato sarebbe stato accettabile, ha chiamato una decina di volte l’infermiere per futili motivi, ha sollecitato sgarbatamente l’intervento del medico, ha avuto un comportamento arrogante e prepotente, fregandosene altamente degli altri pazienti. Un altro tipo ha abbordato un’ infermiera dicendole che se non prendeva immediatamente in carico il parente gliene avrebbe fatte passare di tutti i colori. Poi c’era chi si disperava della situazione, dimenticando che in tal modo non faceva altro che aumentare l’ansia del parente ricoverato. Ora, il P.S. è luogo dove sia i pazienti che i sanitari avrebbero bisogno di tranquillità. Se far entrare i parenti comporta doversi prendere in carico pure loro, è evidente che siano stati messi dei limiti. Questi limiti sono necessari ma danneggiano chi si comporta civilmente. FORSE il famoso badge viene dato dopo una piccola verifica sul comportamento dei parenti? Mi parrebbe giusto. Se hai un comportamento civile entri, altrimenti resti fuori. O ci vieni accompagnato alla prima intemperanza. I limiti, le regole, vengono messi quando il comportamento incivile di alcuni rende impossibile continuare liberamente. Alla fine: se tutti si fossero comportati educatamente sicuramente non sarebbe stato introdotto alcun limite. La colpa non è dell’ospedale.

Estratto da www.noitoscani.it/post.asp?id=59564
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