Ancora tutto esaurito per “Cave Cavem” di Alberto Grossi

il 6 febbraio all’auditorium San Micheletto di Lucca
Patrocinata dal Comune e dalla Provincia di Lucca, organizzata dalla sezione locale del CAI, accolti nel magnifico complesso monumentale di San Micheletto, sede della Fondazione Ragghianti, la proiezione di “Cave Cavem” del documentarista Alberto Grossi ha riscosso ancora una volta ed anche a Lucca un sorprendente successo di pubblico il 6 febbraio scorso. Due sale contigue con proiezione in contemporanea. La sala principale, con una disponibilità di circa 120 posti, gremita; la seconda, quella degli affreschi, piena soprattutto di giovani.
Dopo le parole di benvenuto e di compiacimento per la massiccia partecipazione, il Presidente del CAI di Lucca, Giulio Godi, ha tenuto ad informare i presenti che l’evento della serata era il primo di una serie di appuntamenti sul tema ambientale che la Commissione TAM CAI Lucca avrebbe organizzato nei prossimi mesi.
Brevemente Grossi ha introdotto il suo “Cave Cavem”. Poi, trenta minuti di immagini, suoni, rumori e racconto sulle Apuane: bellezze sfigurate in nome di un finto ed abusato richiamo all’arte di Michelangelo, ecosistemi irrimediabilmente deturpati, sorgenti disseccate e minacciate, acque bianche di marmettola, lavoro e sfruttamento, costi per la collettività e profitti per pochi, illegalità e connivenze, lamento ed agonia annunciata di un territorio unico ed irriproducibile. Scorrono i titoli di coda, si riaccendono le luci nella sala ed esplode l’applauso di un pubblico commosso ma consapevole e finalmente intenzionato ad essere partecipe e protagonista del proprio futuro.
Grossi introduce gli interventi di Elia Pegollo dell'Associazione culturale La Pietra Vivente da trent’anni impegnata in difesa delle Alpi Apuane, Nicola Cavazzuti della Commissione TAM CAI Massa “Elso Biagi”e Franca Leverotti per molti anni consigliera nazionale di Italia Nostra ed attivista instancabile impegnata da moltissimi anni nelle battaglie contro le illegalità connesse alle attività estrattive e per la salvaguardia dell’ambiente.
Unanime il richiamo e l’allarme lanciato circa le minacce che incombono sulla risorsa “acqua” a causa del gravissimo impatto che le attività estrattive stanno avendo sulla naturale permeabilità delle rocce calcaree in un territorio, come quello apuano, caratterizzato da un carsismo diffuso.
Pegollo ha ricordato l’importanza dell’acqua quale diritto universale e bene primario comune imprescindibile per la sopravvivenza di tutti gli esseri viventi. Interrompere le vene dell'acqua scavando in galleria e intasando le polle con la marmettola, come avviene nelle cave delle Apuane, è un vero atto criminale. Un appello allora ai giovani affinché raccolgano la sfida ed il testimone di questa lotta per salvaguardare le Alpi Apuane e la vera sua ricchezza rappresentata dall'acqua e da tutta la biodiversità che essa sostiene.
Riprendendo una controversia apparsa sui giornali con alcuni industriali del marmo sull’uso strumentale dei numeri e delle parole “sostenibile e sostenibilità”, Grossi ha precisato che l’impiego di tale terminologia è largamente abusato, soprattutto se adottata per giustificare interessi particolari e privati.
Cavazzuti ha fatto notare l’importanza che il marmo potrebbe avere se fosse quello dei blocchi da destinare ai laboratori e all’arte e non quello ridotto in ravaneto, polvere e carbonato di calcio per il profitto di pochi. Le lavorazioni in loco sono praticamente scomparse ed il marmo soprattutto pregiato parte per la Cina. Navigando su Internet Cavazzuti ha mostrato come su Alibaba, piattaforma di commercio elettronico fra le più importanti al mondo, sia possibile acquistare qualsiasi manufatto, dall’elicottero al blocco di marmo, dalla lastra ai granuli di carbonato di calcio per usi alimentari ed industriali. Nei cataloghi online di alcune aziende arabe, coinvolte nello sfruttamento marmifero apuano, è possibile trovare anche marmi pregiati come il rarissimo “fior di pesco apuano” la cui estrazione dovrebbe essere severamente controllata e riservata al restauro di monumenti.
L’attuale dinamica del mercato nel settore lapideo e la diffusione del “marmo sintetico”, ottenuto da polvere di marmo e resine poliesteri, spingono sempre più gli industriali del marmo ad esportare questa preziosa risorsa sottraendola al tessuto produttivo locale. Tutto ciò nell’intento di massimizzare i profitti, a fronte di costi per esternalità negative praticamente nulli e di una tassazione in proporzione ridicola se paragonata con i proventi della sulla sua estrazione e commercializzazione.
Intervenendo Leverotti ha raccontato le vicende che l’avevano vista contrapporsi alla Regione Toscana, al Comune di Massa ed al Parco delle Alpi Apuane proprio a proposito di una delle cave sulle montagne di Massa in cui non risultava censita la rara e preziosa vena di marmo “fior di pesco apuano”.
Il 3 febbraio scorso si è svolta a Massa la presentazione del Piano integrato per il Parco delle Alpi Apuane con l'avvio del processo partecipativo. Al riguardo, Leverotti ha tenuto a sottolineare quanto gli interessi dell’attività estrattiva abbiano pesato nella storia del Parco fin dalla sua perimetrazione iniziale. Lo stesso Piano d'Indirizzo Territoriale con funzione di Piano paesaggistico della Toscana è stato approvato totalmente stravolto rispetto alla versione originale presentata nel 2014 e modificato proprio a causa delle pressioni esercitate dagli industriali del marmo che, utilizzando il ricatto occupazionale, hanno tentato di ottenere la possibilità di riaprire persino cave dismesse da trent’anni. Il Presidente del Parco, RUP per il Piano integrato, ha dichiarato di voler ridurre del 30% la superficie di estrazione senza modificare in alcun modo i volumi estraibili decisi dalla legge regionale cave.
Leverotti ha poi ricordato che, per aver richiesto spiegazioni agli enti preposti e competenti circa la regolarità delle autorizzazioni concesse per l’escavazione di alcune cave, l’imprenditore del marmo Turba l’ha denunciata per calunnia mentre il Comune di Vagli l’ha denunciata per danno di immagine richiedendo un indennizzo di 5,5 milioni di euro. Il processo per calunnia si è concluso con l’archiviazione. Il processo per danni è ancora in corso e l’udienza è stata aggiornata a marzo prossimo. Le querele e la spropositata richiesta di indennizzo non fanno altro che evidenziare l’intento intimidatorio. Ma Leverotti, Costituzione e leggi alla mano, non ha l’intenzione di lasciarsi impaurire, anzi continuerà le sue azioni di vigilanza e denuncia di abusi con rinnovata energia ed intraprendenza sicura di non essere lasciata sola.
Nel concludere la serata, Grossi ha invitato i presenti ad una semplice riflessione. Con il marmo statuario estratto in un anno si potrebbero scolpire fino a 5.000 statue come quelle del Mosè di Michelangelo. Verosimilmente, un laboratorio con 10 addetti potrebbe riprodurre una copia del Mosè in circa 18 mesi. Dal punto di vista occupazionale ciò significherebbe che utilizzando il marmo statuario di un anno quel laboratorio avrebbe lavoro per 7.500 anni. Se i laboratori fossero 100 per 100 Mosè ci sarebbe lavoro per 1.000 persone durante 75 anni e questo con il solo marmo statuario escavato in un anno. Difficile pensare che non ci siano alternative viabili di sviluppo economico locale.
Era quasi mezzanotte quando, dopo il lungo applauso agli intervenuti, il Presidente Godi del CAI Lucca ha congedato i presenti ringraziando per la massiccia presenza e partecipazione.

Estratto da www.noitoscani.it/post.asp?id=59729
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