L’Europa di fronte al Covid19: ovvero l’ultima sfida a sostegno del sogno Europeo.

L’Europa di fronte al Covid19: ovvero l’ultima sfida a sostegno del sogno Europeo.

“Dieci giorni per una proposta o l'Italia farà da sola”, è quanto ha dichiarato Conte al termine del Consiglio Europeo dei 27 durato oltre sei ore, e terminato con l’intesa a risentirsi tra due settimane, dando l’incarico alla Ursula Von der Leyen e Charles Michel di presentare proposte capaci di dare serie risposte all’emergenza economica e finanziaria e alla stabilità all’Europa.

Come un giocatore di poker Conte ha giocato le sue carte. Un bluff o l’ultima chance per la tenuta dell’Eurozona? Per scoprirlo dobbiamo pazientare e attendere che gli incaricati assolvano il loro compito predisponendo le proposte da sottoporre al Consiglio Europeo. La richiesta di Conte è paragonabile a un piano Marshall, un intervento finanziario straordinario per grandezza e importanza, che prescinda da ogni condizionamento, e a tale proposito ha dichiarato: 'Come si può pensare che siano adeguati a questo shock simmetrico strumenti elaborati in passato, costruiti per intervenire in caso di shock asimmetrici e tensioni finanziarie riguardanti singoli paesi?', avrebbe chiesto Conte ai leader Ue nel corso del Consiglio europeo. 'Se qualcuno dovesse pensare a meccanismi di protezione personalizzati elaborati in passato allora voglio dirlo chiaro: non disturbatevi, ve lo potete tenere, perché l'Italia non ne ha bisogno', ha aggiunto. Conte ha chiarito che nessuno pensa a 'una mutualizzazione del debito pubblico. Ciascun paese risponde per il proprio debito pubblico e continuerà a risponderne'.

Insomma, è richiesta un’azione senza precedenti, veloce, coordinata a livello globale sui fronti della crisi sanitaria, economica, per salvare vite, preservare la struttura produttiva e sostenere le famiglie, garantire un reddito a chi momentaneamente ne è sprovvisto, senza distinzione di categorie e di professione. Questo stato di cose ci induce a porci la domanda: se quest’Europa è nella condizione politica per affrontare il cambiamento che la situazione ineludibilmente imporrà sia messa in atto, affinché l’Europa possa sopravvivere.

Al momento possiamo prendere atto di cosa è l’Europa: un arcipelago di varie lingue e culture, una pluralità di popoli e nazioni, con costumi, ambizioni, caratteri spesso concorrenti; le stesse leggi dell’economia e del diritto, le prospettive politiche e le leggi civili, si differenziano concorrenzialmente. Ciò che le avvicina e accomuna nel cammino è astrattamente identificabile con le banche, la moneta, la burocrazia. Un livellamento burocratico cui è affidato il controllo delle istituzioni democratiche.

Insomma, concettualmente, questa Europa si configura come un’associazione dei mercati, che si specchia nello scenario capitalistico dentro il quale l’individuo è sospinto verso una rassegnazione subordinata ai rapporti produttivi e di signoraggio economico, che lo spirito della storia manipola come un’arma letale. Su questo terreno nessuna narrazione democratica può sopravvivere, e il vuoto d’interesse che si manifesta proietta ai nostri occhi una sorta di afasia sulla quale riposano i sentimenti inespressi e incompleti di ogni individualità. Eppure, il vuoto ci sta di fronte: nessun soggetto rivoluzionario, nessuna responsabilità oggettivante e ideale si appalesa, sulla quale almeno tentare di costruire un progetto trasformatore dell’esistente. A questo proposito non può sfuggirci la sacralità monacale della pervicace burocrazia che alimenta il globalismo in cui l’Europa soggiace; cosi che la finanza diviene un simbolo, come L’Efeso di Crizio è venerata la BCE, e tutte le emozioni e le passioni, che speculano su un mondo alternativo a quello attuale, devono ripiegare a favore dell’assolutismo monocratico governato dal caleidoscopio degli stilemi democratici dei 27 paesi Europei.

Per questo, agli occhi di molti, L’Europa si presenta come un grande palcoscenico sul quale recitano umani senza testo, la cui recita si subordina all’autoreferenzialità classificatoria, uno spettacolare ciclotone economico-finanziario che trasforma tutto, uomini e cose, aspirazioni, in particelle senza relazione, prive del vissuto, a cui per sopravvive la canonizzazione dell’interesse, del mercato condizionato, del merito certificato, tutto è riassunto dai superbi scenografi detentori del vero potere della recita istituzionale dell’Europa, vale a dire quei Paesi che hanno ritenuto non adattabile al loro copione la recita sostenuta da Conte e dagli altri Paesi dell’area mediterranea.

Quanto accaduto ci svela che siamo alla presenza di un nuovo incipit teorico: la commutabilità dello spirito europeo in valore monetario e della solidarietà in una donazione concessa dal potere democratico amministrato dalla plutocrazia sovranazionale. Allora non ci si deve meraviglia se il cittadino averte di sentirsi solo, un’“ atomista della solitudine” seguendo un’espressione di Hegel, e questo nonostante l’economia si definisca liberale, un universo di possibilità, pronta a esaltare l’uguaglianza de facto. Mentre la realtà ci rivela che viviamo nel parossismo del falso; poiché, si, tutti uguali, ma tutti separati, in un magma sociale privo di coscienza e senza un orizzonte e in lotta per mantenere le proprie posizioni consumistiche e di benessere.

Presto quindi vedremo se Conte ha bleffato o se saprà resistere e imporre un cambiamento di metodo, di pensiero, di prospettiva per l’Europa. E’ il momento della prova, occorre procedere decisi, risoluti e cogliere questo momento per cominciare a ripensare ad una nuova Europa.


Alberto Angeli marzo 2020


Estratto da www.noitoscani.it/post.asp?id=59918
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