Repressione aziendale alla RSA Villa Laguidara: il comunicato del CSP Versilia

Repressione aziendale verificatasi all’interno della RSA Villa Laguidara in provincia di Lucca. Si tratta dell’ennesimo attacco ai lavoratori, ai loro diritti e al ruolo che questi tendono ad assumere nella battaglia per la libertà di espressione, organizzazione e rivendicazione di misure di igiene e sicurezza per se stessi e per i propri pazienti, per fronteggiare l’emergenza sanitaria in corso.

Il caso dell’infermiere Marco Lenzoni a Massa, del medico Francesca Perri e i due infermieri di Roma, dei lavoratori del Laguidara e i tanti altri casi di repressione aziendale in giro per il paese devono mettersi in connessione, incontrarsi e unire le forze nella lotta per la violazione e abolizione della legge sull’obbligo di fedeltà aziendale. Facendo rete, confrontando le esperienze e unendo le forze nelle rispettive battaglie contro consigli disciplinari e sanzioni i lavoratori del nostro paese possono spezzare gli effetti di questa legge, fomentarne la violazione in massa e imporne l’eliminazione da codici e regolamenti. Uniti si vince!


Il 7 aprile ‘20, l’allora governatore della Regione, Rossi, firmava ordinanze riguardanti le Rsa (Residenze sanitarie assistenziali) nelle quali si delineavano nuove misure atte a contenere i contagi.

Un piano che prevedeva, tra altre cose, cure intermedie per i positivi, cioè norme e assistenza potenziata per residenze per anziani e disabili. Per Rossi “Gli ospiti positivi, saranno d’ora in poi presi in carico dal servizio sanitario regionale, prevedendo per tutti l’assistenza propria delle cure intermedie”. Dunque infermieri, medici e strumentazione adeguata, non solo per i sintomatici – si precisava – ma anche per asintomatici ovvero per chi non aveva i sintomi tipici della malattia.

L’esigenza di isolare i positivi, poteva avvenire all’interno della residenza “se gli spazi consentiranno una separazione senza alcuna commistione, altrimenti i malati dovranno essere trasferiti in strutture diverse … Rsa o Rsd private, d’intesa con il gestore, potrebbero essere trasformate e rivolte alla sola accoglienza di ospiti positivi.”

L’ordinanza affrontava anche il problema del personale: se medici, operatori e infermieri delle Asl non fossero sufficienti, le aziende sanitarie sono autorizzate ad assunzioni con procedura d’urgenza, utilizzando graduatorie ‘Estar’ con ricorso a contratti a tempo indeterminato.

Alla Rsa “Villa Laguidara” a Marina di Pietrasanta (Lu), da gennaio a maggio, vi sono stati 42 decessi dei quali la metà da Covid-19 (accertati dal tampone), gli altri per sindrome respiratoria acuta (tipica del Covid ma non è stato eseguito il tampone), 38 anziani positivi e 20 lavoratori contagiati (14 operatori, un’animatrice, 2 generiche delle pulizie e 3 infermiere).

I Dpi sono stati all’inizio inesistenti e poi inefficaci, mentre i codici di comportamento sono stati forniti con un corso on line a fine aprile, utilizzando la formula di “attività di laboratorio” e le mascherine cucite da anziani risultati positivi, di cui alcuni deceduti. Lo spostamento di personale sia infermieristico che per le pulizie, dalla struttura residenziale a quella per malati psichiatrici (annessa alla Rsa dove i primi contagi accertati sono del 24 marzo), per la somministrazione della terapia, ha contribuito alla diffusione del Covid: anziani deceduti e contagiati, operatori ammalati che, a loro volta, hanno contagiato familiari (tra cui un bimbo di pochi mesi).

Inoltre, si sono verificati gravissimi episodi di mobbing nei confronti di lavoratori/trici che rivendicavano sicurezza per loro, per i pazienti e i familiari e che hanno fatto sì che 15 infermieri, 5 OSS e 1 educatrice si licenziassero. A ogni richiesta dei lavoratori seguivano richiami per futili motivi, provvedimenti disciplinari fino al licenziamento di 2 O.S.S. e 1 autista (in totale 20 lavoratori hanno perduto il posto di lavoro!).

Lavoratori e lavoratrici operano in situazioni di estremo disagio e con carichi di lavoro insopportabili, visto che alcune delibere regionali stabiliscono tempi ritenuti “sufficienti” per garantire l’assistenza: 2 ore e 23 minuti al giorno per assistenza alla persona, 44 minuti per assistenza infermieristica e 11 minuti per assistenza riabilitativa e animazione.

Qual è stata la tanto sbandierata miglior assistenza garantita ai malati Covid? E il personale sanitario che doveva essere assunto di supporto alle strutture? E i Dpi da distribuire? E le responsabilità del sindaco di Pietrasanta, Giovannetti? Chi ha controllato che a dichiarazioni rispondessero fatti?

La questione Rsa è di grande importanza e l’emergenza Covid-19 conferma che non è salutare delegare a chi questa situazione ha creta e ai loro complici (istituzioni, partiti, dirigenti sanitari, sindacati) la difesa della sanità e della salute, come diritto inviolabile e irrinunciabile di ogni essere umano.

Da anni, il Comitato è impegnato in inchieste, denunce, presidi e mobilitazioni, sul territorio in difesa della sanità pubblica e contro il depotenziamento dell’Ospedale Unico Versilia e dei servizi territoriali, e non intendiamo dimenticare i morti e i contagiati di pazienti e operatori.

La situazione d’emergenza sanitaria ha mostrato la drammaticità di quanto avvenuto e la nefanda scelta di affidare la cura di malati e anziani al privato.

03. ottobre. 2020

Comitato sanità pubblica Versilia contro il depotenziamento dell’Ospedale Unico e dei sevizi territoriali

Estratto da www.noitoscani.it/post.asp?id=60176
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