Manifattura, tanto per capirci...

di C.Cristofani

L'altra sera c'è stata un'assemblea pubblica telematica, tramite la piattaforma zoom, cui tutti erano invitati. Anche Comune e Fondazione che però hanno declinato l'invito. Forse per non trovarsi in contraddizione con quanto detto in passato. La conferenza specificatamente dedicata ai commercianti è stata un successo di audience. Il progetto è stato sviscerato dall'ing. Viviani e dall'arch. Cecchini e reso facilmente compensibile a chiunque fosse collegato. Non opinioni ma, carte alla mano, fatti, checché ne dica la Mammini.

Per il sottoscritto, avendo letto da tempo le carte, erano tutte cose già note ma c'è stata una cosa che ha detto l'arch.Cecchini che mi ha fatto riflettere. Non sul modo utilizzato da Comune e Fondazione nè sulle finalità e vantaggi di tutta l'operazione che, a questo punto, sono restano a tutti. Vantaggi comunque non certo per i lucchesi.
No, mi ha fatto riflettere una frase dell'architetto quando ha detto che il progetto, nel suo insieme, è magnifico, architettonicamente parlando.

Già diversi mesi fa ho avuto modo di esprimere il mio pensiero in materia. Pensiero controcorrente e non condiviso dai più. La Manifattura, come edificio e non per ciò che rappresenta, secondo me è orribile. Forse l'opera, fra quelle importanti in CS, più brutta dell'intera città.
So che ci sono un mare di vincoli sull'immobile da parte, anche paradossalmente del comune stesso, della Soprintendenza e che il mio pensiero è utopico ma mi sarebbe piaciuto vedere tutto l'edificio raso al suolo; poi costruire sottoterra un mega parcheggio da 2000 auto (so che qualcuno inorridirà ma scordiamoci le città senza auto per almeno i prossimi 100 anni a voler essere realisti ma questa è altra storia di cui parlerei volentieri); poi chiamare un architetto (li chiamano archistar) di valore riconosciuto scelto con concorso europeo e quindi scegliere un progetto edile e sociale per la città; poi fare un'altra gara per un project financing - ma non mi scandalizzerei neanche di vendita dell'immobile - e creare un ampliamento del nucleo storico del centro con caratteristiche ultramoderne ma che sia integrato con il CS stesso. In pratica un progetto che non sia solo edilizio/speculativo ma anche sociale e culturale per la città.

Pubblico o privato?
Il project financing prevede per definizione che il bene torni di proprietà del comune e questo, scusatemi, mi spaventa e non poco. Tutto ciò che ha fatto questa amministrazione comunale e provinciale, ma anche talvolta le precedenti è stato di fare opere (leggi x taglio nastro) e abbandonarle: vedi S.Romano, Casa del Boia, e chissà quante altre. Una per tutte Palazzo Orsetti. Ma anche la facciata di Palazzo Ducale disastrata e senza più le persiane o l'Istituto d'arte lì davanti appena rifatto ma con vistose macchie di umido sulla facciata. Per cui il pubblico più sta lontano dalle opere pubbliche (edifici) meglio è. Gestire il patrimonio edilizio non è fra le sue funzioni e non lo sa fare. Meglio allora dare tutto ad un privato, come COIMA, che però si è talmente squalificata da essersi autoesclusa, che ne curi la manutenzione e, se è tutto suo lo farà al meglio. Chiaramente non ci potrà fare quello che vuole ma dovrà seguire le disposizioni risultanti dal concorso di progetto con gli equilibri delle varie destinazioni previste e decise dal comune.
Quindi meglio il privato.

Sempre che non se ne faccia una questione storica-retorica-ideologica.

Mi piacerebbe un complesso che richiami la gente ed i turisti per vederlo e magari associarlo alla Torre e Palazzo Guinigi, ai sotterranei delle Mura ecc.

Sono un visionario fuori dal mondo, lo so. Ma un po''di coraggio mi piacerebbe vederlo anche in chi ci amministra che però purtroppo oggi quando pensa alla modernità costruisce una pensilina alta 14 metri ritenendola geniale...

Estratto da www.noitoscani.it/post.asp?id=60318
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