dal TIRRENO DI LUCCA DI OGGI !!!!!!!!!!!!!!
S. Luca, i conti non tornano: è utilizzato solo a metà» Intervista all’amministratore delegato di Gesat: Ospedale occupato al 58% Il problema è aver mantenuto al Campo di Marte alcuni servizi “doppioni”
LUCCA. «L'ospedale San Luca? Sottoutilizzato e sprecato. Se l’Asl non interverrà per eliminare il 'doppione' del Campo di Marte non so proprio cosa succederà…». Di pareri non certo lusinghieri sul nuovo ospedale di Lucca, se ne sentono diversi. Ma se a lanciare critiche e strali è chi ha investito sul nuovo presidio con l'obiettivo di avere un ritorno economico, allora significa che qualcosa davvero non va. Del mistero San Luca abbiamo parlato con Luca Pecchio, originario del Mugello ma milanese d'adozione, 62 anni, amministratore delegato Gesat, società consortile che in seguito alla realizzazione in project financing dei quattro nuovi ospedali toscani (Lucca, Pistoia, Prato e Massa) ha ottenuto la concessione ventennale sui servizi non sanitari, dai parcheggi ai negozi, alle aree verdi. L’impressione è che il San Luca sia poco frequentato. È così? «Questo ospedale è sottoutilizzato. L'occupazione media del San Luca è attorno al 58%. Ci sono intere stanze che non sono mai state aperte. Basta vedere il progetto iniziale: i posti letto previsti erano 410, ma a oggi la Regione ne ha autorizzati solo 330. Consideri che se un ospedale non arriva alla soglia del 75% di occupazione questo può significare solo due cose: o che è sovradimensionato o che la gente va altrove». In questo caso qual è il problema? «Che a Lucca ci sono due ospedali nel raggio di un paio di chilometri. Mi riferisco al Campo di Marte, che di fatto è ancora aperto e in alcuni casi svolge funzioni analoghe a quelle del San Luca. A Prato, Pistoia e Massa l'apertura dei nuovi presidi ha portato alla chiusura dei vecchi. Tant'è che le percentuali di occupazione sono buone: Prato 93%, Massa già a 75%, Pistoia poco al di sotto ma per altri motivi». Ma il Campo di Marte è una struttura territoriale. Era previsto che rimanesse aperto. «Sì, ma ci sono attività doppione (chirurgia ambulatoriale, centro prelievi, centro donna). Noi avevamo capito che i nuovi ospedali avrebbero sostituito i vecchi. E così è successo nelle altre città, non qui. E poi i contratti attivi sui due diverse strutture per gli stessi servizi fanno lievitare i costi: ad esempio la pulizia, la sterilizzazione, ecc. Bisognerebbe chiedere all'Asl, ma per loro va bene così». Cosa comporta essere sotto la soglia del 75%? «Spreco di personale e attrezzature. I contratti che regolano i rapporti con il concessionario, cioè Gesat, per alcuni servizi prevedono un minimo garantito. Se non si raggiunge la quota, dobbiamo restituire qualcosa al cliente». Si spieghi meglio. «Per i quattro ospedali Asl corrisponde a Gesat circa 54 milioni l'anno: di questi 7-8 sono per gli oneri derivati dalla costruzione dei presidi, mentre gli altri 37 sono a pagamento dei servizi non sanitari in concessione. Solo per Lucca, ad esempio, l'azienda dovrebbe fatturare circa 850mila euro al mese più Iva. Dico dovrebbe perché non raggiungendo le soglie minime previste dal contratto siamo costretti a fatturare di meno». Parcheggi e fondi commerciali: facciamo due conti. «Anche qui siamo sotto le aspettative. Dai quattro ospedali avremmo dovuto incassare 3 milioni e 700mila euro e invece facciamo fatica ad arrivare a un milione e 200mila. Su Lucca incassiamo appena 200mila euro tra parafarmacia, edicola, bar, banca e parcheggio. La previsione era di arrivare a 700-800mila euro l'anno». Come mai? «Il problema è sempre lo stesso: c'è poca gente. E poi amministrazione e Asl non hanno fatto una politica per evitare la sosta selvaggia fuori e dentro l'ospedale. Sui fondi, c'è poco da dire: gli imprenditori lucchesi non sono interessati ad aprire qui un'attività». Non è che chiedete affitti fuori mercato? «Assolutamente no. Sugli 11 fondi disponibili quelli occupati sono sei (il bar da solo ne prende tre). L'edicola paga 10.000 euro l'anno, la parafarmacia 28mila, il bar 93mila, la banca 35mila. Sono prezzi alla portata ma non abbiamo richieste: avremmo voluto mettere parrucchieri, palestre e altri servizi ma nessuno si è fatto avanti. E tutto perché l'ospedale è poco “vissuto”. Per rendersene conto basta venire al pomeriggio: questo presidio muore alle 14 del pomeriggio. Segno che qualcosa non va». C'è un parametro di riferimento per fotografare questa scarsa frequentazione? «Di regola in un ospedale dovrebbe muoversi quotidianamente un numero di persone otto volte superiore a quello dei posti letto. Dunque, se qui ci fossero i 400 posti letto previsti, ogni giorno tra dipendenti (circa 1.100), degenti, parenti e persone chi vengono per servizi di chirurgia ambulatoriale, day surgery, day hospital, prelievi e via dicendo dovrebbero vedersi circa 3.200. Ma siamo a poco più della metà. Al di là dei posti letto non attivati, manca soprattutto l'ultima categoria: quella legata ai servizi ambulatoriali, che per lo più sono svolti al Campo di Marte. Lo stesso personale Asl viene spalmato sui due presidi». Mal congegnato, poco remunerativo, ignorato dai cittadini: che futuro ha questo ospedale? «Basta chiudere il Campo di Marte e il San Luca diventa come gli altri nuovi ospedali». Se non lo si fa? «Non me lo faccia dire. Noi stiamo qua, ma vedendola da cittadino sarebbe un enorme spreco».
Anonimo - inviato in data 16/08/2016 alle ore 12.46.50
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